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In occasione del Natale 2025, mons. Benoni Ambarus, Arcivescovo di Matera-Irsina e Vescovo di Tricarico, rivolge un messaggio di auguri a tutta la comunità e, in modo particolare, con un pensiero particolare a chi vive questo tempo con fatica. Accanto alla gioia di chi attende la festa tra affetti familiari e relazioni di vicinanza, ci sono persone che attraversano vuoti profondi: la sofferenza e la malattia, le difficoltà economiche e relazionali, la solitudine, l’esperienza della migrazione o la mancanza di una casa. Mons. Ambarus richiama l’immagine della mangiatoia di Betlemme, un luogo povero e vuoto che viene colmato dalla presenza del Bambino. È lì che Dio sceglie di farsi vicino, non resta lontano dalle fragilità, le abita: così quel vuoto può diventare spazio di consolazione e di speranza. Da qui l’invito a celebrare il Natale, anche quando sembra difficile trovarne il motivo, insieme all’appello alla comunità cristiana a farsi prossima agli altri con gesti semplici e concreti: dall’accoglienza di chi rischia di restare solo a Natale, alla disponibilità a diventare presenza discreta che riempie i vuoti. Il videomessaggio si conclude con una benedizione che è promessa e vicinanza: a Natale Dio dice “Vengo a vivere con te”. Di seguito il testo integrale: Voglio rivolgermi a tutti voi che non vedete l’ora di celebrare il Natale nella famiglia, di ritrovarvi nelle relazioni significative, nella gioia e nella condivisione di vita. Vi voglio augurare buon Natale. La gioia del bambino che nasce a Betlemme possa essere quella pienezza di senso che vi riempie di gioia e di pace. Mi voglio però rivolgere anche a tutti quanti voi che non vedete l’ora che passi il Natale, perché non trovate motivi sufficienti per festeggiare, o perché magari non credete, o perché i pesi e le situazioni faticose della vita sono particolarmente presenti nella vostra esistenza. Ecco: a voi chiedo di osare celebrare il Natale lo stesso. La mangiatoia di Betlemme, vuota, viene riempita dalla presenza del bambino. Ecco, è così il Natale per noi oggi: le mangiatoie vuote della nostra esistenza — i vuoti, le sofferenze, le malattie, le difficoltà economiche e relazionali, l’essere migranti, l’essere senza casa — sono altrettante mangiatoie vuote. Ma a Natale questo celebriamo: il bambino viene deposto nei vuoti. Ecco l’augurio che faccio: festeggiare con coraggio questo Natale! Allo stesso tempo, la preghiera che faccio per tutti quanti è di poter sperimentare questa presenza dell’Emmanuele, che ci consola il cuore, che è presente, che nasce per noi. Come comunità cristiana, oltre ad augurarvi buon Natale, non posso non rivolgere un appello, innanzitutto a me stesso e poi a ciascuno di noi: essere noi stessi coloro che favoriscono la nascita del bambino nei vuoti delle persone. Possiamo invitare qualcuno a casa, perché altrimenti passerebbe il Natale da solo; possiamo diventare noi stessi presenza simbolica del bambino di Betlemme. Su tutti quanti voi scenda la consolazione e la benedizione dell’Onnipotente che dice: “Vengo a vivere con te”.