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Era l’11 giugno, pochi mesi fa, una delle sue ultime apparizioni pubbliche. Ornella Vanoni, avvolta da un’eleganza senza tempo, riceveva alla Statale di Milano la laurea honoris causa in Musica, Culture, Media e Performance. Sorrideva, giocava con l’ironia che l’ha accompagnata per una vita intera, accolta dagli applausi di amici e artisti: Mahmood, Bersani, Lavezzi, Littizzetto, Fabio Fazio, Liliana Segre. Una festa che la città aveva voluto regalarle, come un abbraccio anticipato. Quella stessa Milano che oggi piange la sua voce più vellutata. Ornella Vanoni, 91 anni, si è spenta nella sua casa, lasciando un vuoto che attraversa strade, piazze, memorie. Perché lei Milano non l’ha solo rappresentata: l’ha cantata, interpretata, respirata. Dalle “canzoni della mala” nate al Piccolo Teatro con Strehler, alle storie d’amore e libertà de L’appuntamento, da Senza fine ai duetti brasiliani, fino ai brani più recenti con Mahmood, la sua è stata una voce che non somigliava a nessun’altra. Il cordoglio corre da ogni angolo della città. Il sindaco Sala parla di un omaggio doveroso dei milanesi, la Regione ricorda un’artista che ha rappresentato Milano in modo indelebile. Una figura capace di attraversare epoche e generazioni. E poi il mondo dello spettacolo: Patty Pravo la saluta come una sorella, Morandi pubblica una foto in bianco e nero dal sapore di gioventù, Cremonini ricorda una notte veneziana fatta solo di parole d’amore, Renato Zero parla di un “doloroso silenzio”, Gianna Nannini dice che “chi è come Ornella non muore”. Una costellazione di voci che racconta quanto fosse amata e quanto avesse dato, non solo alla musica. Sotto casa, nel cuore di Brera, i milanesi hanno lasciato fiori e biglietti. Una rosa rossa, una frase scritta a mano: “Ciao Ornella divina, Milano non ti scorderà mai.” È lì, tra quei vicoli che lei attraversava da sempre, che si tocca con mano quanto fosse parte del paesaggio emotivo della città: la signora elegante che cantava a mezzanotte, la vicina affabile, l’icona che non si è mai presa troppo sul serio. Domenica e lunedì Milano potrà salutarla al Piccolo Teatro Grassi, in via Rovello: un luogo simbolo, quasi un cerchio che si chiude dove tutto era cominciato. Una camera ardente che promette di essere un pellegrinaggio affettuoso, un grazie collettivo a una donna che ha raccontato sentimenti, debolezze, ironia e malinconia con una sincerità rara. Ornella Vanoni se n’è andata così, senza fine, come la canzone che l’ha resa immortale. E la sua voce, come scriveva Alda Merini, continuerà a scaldare i cuori. Anche adesso che Milano ha perso una delle sue stelle più luminose.