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Le trame nere ordite dal neofascismo in Sicilia, gli interessi di Cosa nostra nel business dei reperti archeologici, i torbidi rapporti tra archeomafia, politica e criminalità locale: sono alcuni dei complicati intrecci delineati a Ragusa dal cronista de “L’Ora” Giovanni Spampinato: Dopo 52 anni una tavola rotonda per fare il punto sulle novità emerse dal “caso Spampinato”, con documenti inediti sui fatti del ’72, che arrivano dall’ultima inchiesta in materia, pubblicata in più parti su La Sicilia dal giornalista del TgLa7 Carmelo Schininà, e da una lettura critica delle carte giudiziarie di allora, anche alla luce del fascicolo del pubblico ministero di Ragusa Santo Fornasier, che da 5 anni ha riaperto le indagini sull’omicidio dell’ingegnere Angelo Tumino, strettamente legato a quello del giornalista ragusano. L’intento è quello di presentare una nuova verità storica sulla morte di Spampinato, assassinato il 27 ottobre del 1972 da Roberto Campria, figlio dell’allora Presidente del Tribunale di Ragusa. La tavola rotonda vuole essere un momento di riflessione non solo sulle vicende Tumino-Spampinato ma anche sul ruolo che ebbero a Ragusa e Siracusa, in quegli anni di grande fermento politico e di scontro sociale, ambienti mafiosi e neofascisti sullo sfondo del traffico di reperti archeologici: un legame che in quei mesi caldi ebbe un ruolo non secondario nella strategia della tensione. Così, a 52 anni dai fatti, sarà possibile inquadrare l’omicidio di Giovanni Spampinato come un “primo tempo” di quel sodalizio tra criminalità organizzata e neofascismo che tornerà 20 anni dopo, nel ‘91, con il fenomeno del leghismo meridionale e subito dopo con le stragi di mafia. Durante l'incontro oltre le riflessioni di Carmelo Schininà, gli interventi di Salvatore Spampinato, dello storico Carlo Ruta e dei giornalisti Angelo Di Natale, Giuseppe Calabrese. A condurre è Vincenzo Cascone, co-regista de “L’Ora di Spampinato”.