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SANITÀ A VENEZIA - BASTA CON IL DEPOTENZIAMENTO DELLA CITTÀ D’ACQUA Oggi al giornale radio del Veneto è stato diffuso l’appello del dr. Giovanni Leoni, che ha sollevato preoccupazioni sulla destinazione del nuovo robot chirurgico Da Vinci. Inizialmente ipotizzato per l’Ospedale Civile di Venezia, il dispositivo sarà invece collocato all’ospedale di Dolo. Una decisione che contraddice le aspettative dei chirurghi veneziani e che il direttore Contato ha giustificato ritenendo più utile l’installazione a Dolo, smentendo promesse precedenti su Venezia. Il dr. Leoni ha sottolineato i problemi che questa scelta comporta: i pazienti veneziani rischiano di dover essere trasferiti a Mestre per l’intervento robotico e riportati a Venezia lo stesso giorno, con gravi disagi per chi ha appena subito un’operazione. È l’ennesima penalizzazione per i cittadini della città d’acqua e delle isole, già colpite da un progressivo impoverimento dei servizi sanitari essenziali. Questa decisione rappresenta una strategia di progressivo indebolimento della sanità veneziana, riducendo l’Ospedale Civile e le strutture insulari a presidi marginali. È inaccettabile che un paziente venga trattato come un “pacco postale”, privato della dignità di cure di prossimità e di eccellenza. Questo modello mina la qualità del servizio, allontana i migliori professionisti e avvia un circolo vizioso: meno strumenti e reparti forti, più fughe di pazienti e personale, maggiore rischio di chiusure. È quanto già accaduto all’Ospedale al Mare del Lido, e non può ripetersi al Civile. La realtà è che oggi esiste una politica di centralizzazione sanitaria a Mestre e nella terraferma, a scapito di Venezia e delle isole. Questo squilibrio non è neutro: significa indebolire la residenzialità, scoraggiare giovani famiglie, penalizzare chi vive stabilmente nella città storica. Come Azione Venezia chiediamo: un piano straordinario di rilancio dell’Ospedale Civile, con investimenti in tecnologie, personale e reparti di eccellenza, rivedendo la scelta su Dolo; una strategia sanitaria specifica per la città d’acqua e le isole, che tenga conto delle peculiarità logistiche, demografiche e sociali del territorio; un confronto pubblico e trasparente con Comune, Regione e Ulss, perché i cittadini hanno diritto di sapere quale futuro si vuole dare alla sanità veneziana. Non è una battaglia di campanile, ma di giustizia ed equità. Venezia non può diventare una città di serie B anche nella salute. Difendere la sanità lagunare significa difendere la vita stessa della città. Paolo Bonafè – Segretario comunale Azione Venezia