У нас вы можете посмотреть бесплатно Sopravvivere al cancro non basta: è tempo di curare la persona, non solo la malattia | Prof Fontana или скачать в максимальном доступном качестве, видео которое было загружено на ютуб. Для загрузки выберите вариант из формы ниже:
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Una diagnosi di cancro non è solo un fatto clinico. È un terremoto che scuote il corpo, la mente, le emozioni. È una frattura profonda che cambia per sempre la vita di chi la riceve. Il cancro, seconda causa di morte in Italia, segna spesso l’inizio di un percorso lungo, complesso, faticoso, e spesso incerto. Un percorso che non finisce con l’intervento chirurgico o l’ultimo ciclo di chemio. Oggi, la buona notizia è che sempre più persone sopravvivono. Ma con questa buona notizia arriva una sfida enorme: prendersi cura della persona nella sua totalità. Non solo della malattia, del tumore. Prendersi cura di chi sopravvive, ma resta spesso solo con le sue fragilità e paure. Uno studio recente pubblicato sul JNCI è chiaro: cambiare stile di vita dopo una diagnosi oncologica può davvero salvare la vita. I dati parlano da soli. I sopravvissuti che seguono le (ancora generiche) linee guida dell’American Cancer Society — più attività fisica, alimentazione equilibrata, meno alcol, peso sotto controllo — registrano: • –24% di rischio di morte per tutte le cause • –21% di rischio di morte per tumore • –33% di rischio di morte per malattie cardiovascolari Numeri importanti, sì. Ma rappresentano solo la punta dell’iceberg. Possiamo — e dobbiamo — fare molto di più. Serve un approccio più evoluto, più scientificamente fondato, più personalizzato. Oggi sappiamo che esiste un filo diretto tra invecchiamento e cancro, regolato da meccanismi biologici condivisi: insulino-resistenza, squilibri ormonali, infiammazione cronica, disfunzioni immunitarie, disbiosi intestinale, senescenza cellulare... la lista è lunga, ma sempre più chiara. Un recente studio randomizzato ha dimostrato che i pazienti oncologici che, al termine del trattamento, hanno intrapreso un programma strutturato di esercizio fisico — guidato da un coach o personal trainer — hanno ridotto del 37% il rischio di morte e del 28% il rischio di recidiva o di sviluppare un nuovo tumore. Tutto questo, rispetto a chi aveva ricevuto solo consigli generici sullo stile di vita. Ora, immaginate di affiancare a un programma di esercizio fisico personalizzato — capace di influenzare direttamente le vie metaboliche del cancro — un intervento nutrizionale mirato, pensato per agire sugli stessi processi biologici. Il potenziale trasformativo è enorme. Non possiamo più permetterci di dare a tutti gli stessi consigli. È tempo di una medicina che ascolta davvero la persona, che riconosce l’unicità biologica di ciascuno e adatta le strategie terapeutiche ai suoi reali bisogni. La personalizzazione non è un’opzione. È la prossima rivoluzione della medicina. Non si può dare a tutti gli stessi consigli. Serve una medicina che ascolti la persona, e adatti le strategie ai reali bisogni di ogni persona. Eppure oggi, meno del 4% dei sopravvissuti riesce a seguire anche solo le raccomandazioni più basilari. Perché? Le ragioni sono diverse, ma tutte gravi: 1. Molti pazienti non ricevono indicazioni adeguate e basate sulle piu’ avanzate conoscenze scientifiche sul ruolo dell’alimentazione, della attività fisica, del sonno profondo, e del benessere emotivo o spirituale. 2. Gli oncologi spesso non hanno il tempo, una formazione specifica e gli strumenti per consigliare cambiamenti mirati nello stile di vita. 3. I pazienti, lasciati soli, cercano risposte online. Ma nella giungla dei social media regna la disinformazione — proprio quando sono più vulnerabili, affaticati, impauriti, a rischio recidiva. Così, molti — troppi — sopravvissuti si ritrovano soli. Con le cicatrici delle terapie. Con dolore cronico, stanchezza, infiammazione, disturbi metabolici, paura. E con l’immensa fatica — fisica ed emotiva — di cambiare stile di vita in un corpo che non riconoscono più. Cambiare da soli, senza guida né supporto, è un’impresa quasi impossibile. È tempo di superare il vecchio modello “cura e dimissione con follow-up annuale”. Serve un nuovo paradigma: integrato, multidisciplinare, umano e basato sulle piu’ avvanzate evidenze scientifiche. Un modello che parta dalla diagnosi e accompagni nel tempo, con: • indicazioni e strumenti concreti e personalizzati, basati su un’analisi precisa dei profili metabolici, infiammatori, ormonali • educazione continua verso una salute olistica, che coinvolga corpo, mente e spirito • un vero supporto psico-emotivo e sociale, che aiuti a non sentirsi mai più soli I sopravvissuti non devono solo affrontare un corpo cambiato, spesso indebolito da mesi di trattamenti. Devono anche convivere con sintomi persistenti — dolore, stanchezza, ansia, disturbi emotivi — che rendono ancora più difficile adottare stili di vita sani. Il nostro obiettivo non deve essere solo aiutare le persone a sopravvivere. Dobbiamo aiutarle a vivere davvero. A lungo. Meglio. Con energia, salute, dignità e speranza. ABOUT THE AUTHOR OF THIS VIDEO: https://en.wikipedia.org/wiki/Luigi_F...) https://scholar.google.com/citations?...