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Convegno: "Innovazione e valorizzazione della castanicoltura emiliano-romagnola" 18 febbraio 2019 - Sala "20 maggio 2012" - Regione Emilia-Romagna - Bologna VALORIZZAZIONE ED INNOVAZIONE PER UNA CASTANICOLTURA DEL FUTURO L’EVOLUZIONE DEL BOSCO DI CASTAGNO Mario Pividori (TESAF Università di Padova) Epoche di massima espansione del castagno dai Romani all'800. I Romani ne facevano un uso strategico da guerra, materiale d'opera e palizzate. Sfruttamento del castagno ai fini alimentari a partire dal Medioevo, viene portato fino ai 1200 m di altitudine ad esempio della Valle d'Aosta. Autoecologia del castagno ai fini degli insediamenti stazionali. Aspetti positivi del castagno: uso di ogni sua parte; crescita veloce; facilità di moltiplicazione; capacità pollonifera "illimitata" negli anni; grande capacità di riproduzione da seme. Aspetti negativi del castagno: è pianta eliofila (amante della luce) quindi necessita di spazi, così spiegasi i sesti matildici 10x10 del passato; non è pianta "sociale" ma sporadica; il bosco di castagno è determinato solo dal fattore antropico. Castagno, come altre Fagacee, soggetto a "pascione": grande variabilità negli anni di produrre seme indipendenti dal clima, interventi colturali, ecc.. Fase di inizio declino del castagno, quando si inizia a coltivare in Europa la patata originaria del continente americano fino ad allora sconosciuta. Multivarietà colturale di castagne all'interno del castagneto fino a pochi decenni fa. Gli impianti con varietà di solo marrone sono di epoca recente.