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Esecuzione eccezionale per lo stile della cantatrice Lucia D’Alterio, per il virtuosismo del flautista Vittorio D’Alterio e per la resistenza ritmica, la fantasia inventiva e la carica espressiva del suonatore di tamburo Giovanni Pirozzi. L’ esecuzione ha inizio con alcune “fronne” cantate da Giovanni Pirozzi il quale utilizza uno schema musicale di “fronna” meno comune del solito. Ciò gli permette una maggiore inventiva estemporanea per cui egli si rivolge con un saluto iniziale ai presenti e dichiara il suo nome ed il suo nomignolo (Giuvann’ ‘e pellicchiella). A ciò risponde Lucia D’Alterio con una “fronna” dalla forma e dal testo più stereotipo. Segue Vittorio D’Alterio il quale intona una particolare “voce” ossia canto, che termina con la stereotipa espressione “A muntagna fredda”. Dopo di ciò ha inizio la musica di una particolare danza che si esegue con questa forma, esclusivamente nel periodo della festa in onore della Madonna dell’ Arco. La timbrica di questa danza è espressa essenzialmente da un piccolo flauto, da un tamburo e dalle castagnette suonate dai danzatori stessi. La forma musicale si articola mediante tre modelli melodici e ritmici che seguono l’ andamento e i movimenti dei danzatori. Di tali modelli i primi due prevedono un andamento più ampio nelle frasi musicali e nei ritmi, che vanno condensandosi sempre più fino al terzo modello. Qui la condensazione ritmica e melodica giunge al massimo e appoggia una figura di ballo detta “rotella” mediante la quale i danzatori girano vorticosamente. Dopo di ciò si ritorna musicalmente al primo modello e la forma ricomincia da capo. L’ articolazione del tutto è affidata al rapporto tra i suonatori e i danzatori con una serie di segnali gestuali e sonori in modo da suggerire, allungare o restringere sia i modelli della danza, sia quelli ritmici e melodici. A tutto ciò si aggiunge spesso una voce di canto che, attingendo al patrimonio comune delle “canzoni” ossia strambotti tradizionali , intona dei distici più o meno secondo la solita forma della “tammurriata” sebbene con linee melodiche e andamenti del tutto diversi. L’ aggiunta del canto che non segue affatto la linea esposta dal flauto produce un effetto di bitonalità alquanto complesso ed interessante. Infatti, nel nostro caso, alla tonalità di mib del flauto, si sovrappone la tonalità di lab secondo la quale viene articolato il canto della voce. A ciò si aggiunga che i modelli melodici esposti dal canto presentano anche una modalità a volte maggiore a volte minore, il che aumenta la complessità dell’ insieme. Riguardo poi alla forma musicale del canto, anche se abbiamo detto che essa è simile a quella delle “tammurriate”, bisogna aggiungere altre osservazioni. In primo luogo il canto articolato sul primo verso di ogni distico non segue affatto il ritmo degli strumenti ma è intonato liberamente ossia “a distesa”. Successivamente, nel secondo verso del distico (spezzato dopo sette o otto sillabe come nelle “tammurriate”) si segue il ritmo e l’ andamento del flauto e del tamburo. Infine nella ripresa del secondo verso del distico che deve concludere per intero, si ritorna al canto liberamente intonato “a distesa”. Da queste osservazioni vorrei ora far notare come anche i momenti del canto siano essenzialmente tre, il che permette un andamento parallelo tra ogni distico cantato e i tre modelli melodici esposti dal flauto. Infatti, come si potrà verificare dall’ ascolto dell’ esecuzione, la conclusione di ogni distico coincide sempre col terzo modello della parte di flauto che esprime la vorticosa figura danzata della “rotella”. Successivamente il flauto riprende il primo modello musicale e la cantatrice intona un altro distico la cui conclusione coinciderà con un’ altra “rotella”. Infine, come nelle normali “tammurriate” il cantatore o la cantatrice ha la possibilità di inserire delle filastrocche (o “barzellette”) articolate come al solito in ottonari. (Roberto De Simone) Fronna r’ ‘o limone che bell’ amice ch’ aggio trovato i’ quanno veco ‘amice bbuone r’ ‘a sera i’ cumparie’ faccio fa’ ‘a notte juorno chiaro Fronna r’ ‘o limone a mme pure me piace quanno me spriemme ncopp’ ‘a ‘nzalata e ssiènteme bbuono Fronna r’ ‘o limone nennè quanno site bbuone r’ ‘a sera i’ me faccio ‘o cielo pe’ cuscino e ‘e vàsole m’ ‘e ffaccio belle pe’ mmatarazze Fronna r’ ‘o limone fronna r’ ‘o limone Luci’ sièntelo bello quanno ce ‘a cantavo e ‘o schiavuttiello ‘e miezo Lecanta a nomme ‘o chiammano Giuvanneniello r’ ‘a sera a contronomme ‘o chiammano Giuvann’ ‘e pellicchiella (continua nei commenti)