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Il Pd vota convintamente no alla fiducia posta dal governo su un decreto che è una macedonia di piccoli interventi invece che un provvedimento per affrontare in modo organico e strutturale i problemi più urgenti del nostro Paese. Votiamo no ma vorremmo poter discutere dei temi che stanno a cuore all’Italia e agli italiani. Oggi discutiamo un decreto che dovrebbe affrontare con serietà le emergenze del nostro Paese e invece il vuoto delle proposte alimenta quel senso di vertigine che ogni persona di responsabilità prova di fronte all’enormità dei cambiamenti in atto che stanno ridefinendo il nostro orizzonte continentale e mondiale degli ultimi 80 anni. Siamo inchiodati al tacco 12 di Santanché, mentre dovremmo discutere delle difficoltà delle famiglie, delle grandi sfide industriali, di come elevare il capitale umano, di come liberarci dalle tagliole energetiche, di come generare sviluppo e sostenere il welfare e il Ssn, della realtà dei cambiamenti climatici. Il caro bollette era ampiamente previsto e da mesi chiediamo un intervento per arginarlo. È questa la ragione più rilevante del freno al nostro sistema industriale e produttivo, fermo da 23 mesi. Da quando il ministro Fitto è in Europa, l’attenzione mediatica sullo stato di attuazione del Pnrr è scemata, mentre da esso dipende lo sviluppo e il benessere del Paese. Questo decreto avrebbe dovuto affrontare questioni di massima priorità per il Paese: dalla rigenerazione urbana delle periferie alla lotta alla dispersione scolastica, dall'emergenza climatica e idrica all'attuazione del PNRR e al disagio sociale, invece si segue il presunto ‘modello Caivano’, nel tentativo di far passare l’idea che ‘arriva il Governo’ e, con la bacchetta magica, si risolvono situazioni estremamente complesse, quando servirebbe un intervento quadro per le periferie e per i giovani.