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Scopri Decimo Giunio Giovenale (ca. 50-60 d.C.), l'ultimo grande poeta satirico latino, la cui arte non mira a far sorridere, ma a condannare una società irredimibile con furore. Vissuto durante l'apice dell'Impero Romano (sotto Traiano e Adriano), Giovenale fu testimone diretto del contrasto estremo tra lo sfarzo delle élite e la miseria della plebe urbana. La sua esperienza come cliens povero, costretto a dipendere da patroni sprezzanti, alimentò il suo sguardo critico e lo sdegno verso le ingiustizie. La Rivoluzione dell'Indignatio Giovenale rivoluzionò la satira latina, rifiutando il sorriso benevolo di Orazio e la sua intenzione educativa ("Ridendo dicere verum"). Al contrario, la sua penna è mossa da un motore unico: l'indignatio. Il suo motto è chiaro: "Facit indignatio versum" ("È lo sdegno a dettare i versi"). La sua satira non è uno strumento di correzione, ma un urlo di denuncia e una condanna totale. Temi Centrali: Denaro, Caos e Povertà L'opera di Giovenale, composta da 16 Satire organizzate in cinque libri e scritte in esametri dattilici, è un affresco cupo della Roma del II secolo: • La Tirannia del Denaro (Divitiae): Per Giovenale, l'oro è diventato l'unico dio, sovvertendo ogni gerarchia morale. L'onestà è una debolezza, e la ricchezza determina il valore di un uomo. • L'Umiliazione della Clientela: Giovenale descrive il rito umiliante della sportula, la misera elemosina che gli intellettuali raffinati e poveri dovevano mendicare quotidianamente dai patroni ricchi e rozzi. • Roma: La Città Mostruosa: Nelle celebri Satire I e III, la Capitale è dipinta come un inferno urbano, invivibile per l'uomo onesto, pieno di rumore assordante, sovraffollamento, e pericoli quotidiani come incendi e crolli. La città premia i disonesti e punisce la virtù. • Panem et Circenses: La sua massima più celebre critica aspramente la plebe romana che, un tempo detentrice del potere, si è ridotta a massa passiva, desiderando solo "pane e giochi del circo" in cambio della libertà politica. Realismo Esasperato e Stile Cupo Giovenale adotta un pessimismo radicale: non crede nella possibilità di correggere gli uomini, poiché il vizio ha raggiunto il suo apice. Egli dipinge la realtà con un realismo esasperato e deformante, amplificando il degrado fino alla caricatura. Il suo stile è drammatico ed espressionista, usando immagini violente e scenari apocalittici. Mescola il registro alto (epico) con quello basso (volgare) e utilizza esagerazioni (iperboli) e massime memorabili (sententiae). Le Massime Immortali Oltre a Panem et Circenses e Facit indignatio versum, Giovenale ci ha lasciato frasi che sono entrate nel linguaggio comune, tra cui: • Quis Custodiet Ipsos Custodes? ("Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?"), domanda retorica che, pur nata nel contesto dell'infedeltà coniugale, è diventata una riflessione universale sulla corruzione del potere. • Mens Sana in Corpore Sano: L'unica preghiera giusta, secondo Giovenale, è chiedere agli dei non ricchezza o potere, ma una mente equilibrata e un corpo sano, rifiutando le ambizioni folli. Giovenale è l'incarnazione dell'urlo di rabbia, un poeta che, anche quando negli ultimi libri passò dall'indignazione a un'apatia di ispirazione stoica (sotto il modello di Democrito), ha lasciato un'eredità di denuncia che risuona ancora oggi. -------------------------------------------------------------------------------- Tag YouTube (Keywords) #Giovenale #SatiraLatina #Indignatio #RomaImperiale #LetteraturaLatina #PanemEtCircenses #MensSanaInCorporeSano #QuisCustodietIpsosCustodes #StoriaRomana #ViziDiRoma #Clientela #DecimoGiunioGiovenale #FacitIndignatioVersum #Satira #RealismoRomano #PoesiaLatina