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Il dialogo con Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera CorriereTv « La realtà, come ci appare oggi, è più tenue di quella immaginata dai vecchi modelli fisici o metafisici: è fatta di accadimenti, eventi discontinui, probabilistici, impermanenti, situati l’uno rispetto all’altro, che esistono solo relativamente l’uno all’altro. Non vive in uno spazio, non si dipana in un tempo. È una trama fine, intricata e fragile come un pizzo veneziano… La nostra conoscenza di questa realtà è un evento fra eventi, parte delle trame stesse che riflette ». La scienza del XX secolo ha modificato per sempre la nostra comprensione della realtà, anche se siamo ben lontani dal poter affermare che questa realtà abbia un senso (forse non accadrà mai). Eppure, è grazie alla meccanica quantistica che il pensiero può dirsi per la prima volta libero di percorrere strade veramente ignote. A coltivare quello shock permanente, fatto di « stupore e vertigine », è Carlo Rovelli che, dalle Sette brevi lezioni di fisica, con leggerezza si muove fra gli abissi speculativi della relatività quantistica, senza paura di toccarne il fondo – anche perché quel fondo, secondo lui, non esiste. « Elettroni e mente, sassi e leggi, giudizi e galassie non sono di natura essenzialmente diversa gli uni dagli altri. Sono nozioni che si illuminano a vicenda ». Di questo continuo gioco di specchi è fatto il mondo, e per comprenderlo in tutta la sua complessità, per vederne la coerenza e « sentire che è la nostra casa », scrive Rovelli, bisogna fare un salto ulteriore e accogliere l’incertezza che è al cuore della conoscenza, quella che porta all’« eguaglianza di tutte le cose ». Come il personaggio di un racconto del Zhuangzi – uno dei grandi libri dell’antichità – che dopo aver sognato di essere una farfalla « svolazzante e soddisfatta della sua sorte » non sa più se è stato lui a sognare la farfalla o è la farfalla a sognare lui.