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Finocchieto è uno di quei piccolissimi centri meno noti della bassa Umbria che, sebbene lontani dalle grandi vicende della storia, hanno pur sempre qualcosa da raccontare; scorci suggestivi, pietre, opere d’arte, l’armonia dell’architettura suscitano nel visitatore un piacere antico delle cose, rivelano un universo forse limitato ma denso di significato. Le origini di Finocchieto risalgono all’Epoca Feudale, cioè al tempo in cui sovrani ed altri signorotti concedevano a qualche valvassino una tenuta incolta per coltivarla con la speranza di fabbricarvi un castello o una villa per alloggiare i coloni. Storia semplice quella del piccolo borgo, strettamente legato alla vicina, potente Narni; liti per diritti di pascolo, per i confini con le comunità limitrofe, scontri con Rocca Carlea erano forse gli unici avvenimenti che venivano a turbare la vita di tutti i giorni, distogliendo l’attenzione da quelle che dovevano essere le occupazioni prevalenti degli abitanti: l’agricoltura e la pastorizia. Percorrendo il perimetro esterno dell’abitato appare evidente la struttura dell’antico castello circondato da mura costituite, per gran parte, dalle abitazioni stesse sulle quali, certo, non dovevano esistere tutte le aperture oggi visibili. La chiesa parrocchiale, improntata a quel semplice romanico, tipico delle costruzioni in ambiente rurale è dedicata a S. Vincenzo martire, diacono di Saragozza e patrono di Finocchieto. Fu probabilmente edificata verso la fine del sec. XIII sul mastio del primitivo castello. Il portale, raggiungibile salendo i gradini, con gli stipiti in blocchi di pietra, termina in alto con l’architrave in spesso monolite. In un travertino, a destra, sono scolpiti elementi figurativi a rilievo e delle scritte, una mano con l’indice teso ad indicare il nome dello scalpellino "Abatino De Guasparo de castro Fenocleti"; sotto, una colomba sopra un ramoscello d’ulivo ed al centro il monogramma di S. Bernardino. Sul prolungamento della facciata si innalza un possente campanile a vela con due campane: la minore venne fusa nel 2014 dalla fonderia Capanni assieme ad un'altra campana collocata nel campanile di Sant'Antonio a Perugia [ • La nuova Campana di Sant'Antonio ]; la maggiore è di origine medioevale. Anche nel caso di queste campane possiamo notare il "caso Antria" [ • Campane di Antria (PG) ], ossia che per diversa sagoma la campana di maggiore dimensione ha suono più acuto della minore e viceversa.