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⚙️ Non è sfortuna, è metodo? In questo video porto a termine l’analisi forense iniziata con il caso “Alfa Due” (motore 2.2 JTDm su piattaforma Giorgio) e la confronto con la crisi del 1.2 PureTech e dei diesel BlueHDi. La domanda è semplice e scomoda: questi guasti sono errori isolati… o il sintomo di un vizio sistemico dentro il gruppo #Stellantis? 🤨 🔍 Cosa vedrai in questo video Come nasce il difetto del 2.2 JTDm: – diluizione cronica dell’olio da DPF Euro 6 – pompa olio progettata e validata in modo marginale – effetto combinato di silos ingegneristici e cultura WCM Il parallelo con il 1.2 #PureTech: – cinghia belt-in-oil fornita come “black box” – iniezione diretta, benzina ed etanolo che trasformano l’olio in solvente – detriti di gomma nel pescante e nella pompa del vuoto dei freni Il ruolo delle autorità francesi 🇫🇷: – intervento di SSMVM e DGCCRF sui motori PureTech e sistemi AdBlue – interrogazioni parlamentari su sicurezza, diluizione olio e cinghia a bagno d’olio – denuncia penale collettiva contro Stellantis, guidata dall’avvocato Christophe Lèguevaques e dal suo team ⚖️ Il corollario BlueHDi: – serbatoi AdBlue modulari “usa e getta” come vera black box – problemi di affidabilità e programmi di indennizzo a posteriori – rotture di catena nei 1.5 BlueHDi e associazioni di vittime dedicate 🧠 La tesi del video Mettendo in fila 2.2 JTDm, 1.2 PureTech e BlueHDi vediamo sempre la stessa firma: uso estremo della Black Box Engineering verso i fornitori, silos organizzativi fra emissioni, lubrificazione, freni, AdBlue, pressione estrema di costi e time-to-market (dottrina WCM), poca Failure Mode Avoidance vera e tanta gestione del problema a valle: richiami, estensioni di garanzia, piattaforme di indennizzo. Non è un “motore sfortunato”: è un modello di sviluppo prodotto che può trasformare il cliente nel beta tester e nel finanziare dei guasti.