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Paola Presti era lo pseudonimo artistico di Chiara Parinelli, una delle figure di vertice nell’organigramma di Cantoscena per buona parte degli anni Settanta. Durante la sua permanenza nell’etichetta, la Parinelli ricoprì diversi incarichi: iniziò come responsabile del personale, in seguito divenne amministratore delegato e infine raggiunse la presidenza nel biennio 1974-75. In realtà, la Parinelli non nutriva alcuna ambizione artistica. Preferiva definirsi una “scopritrice di talenti”: fu lei, ad esempio, a segnalare Gina Gocci alla direzione artistica di Cantoscena sul finire del 1976. L’idea di incidere una canzone con la propria voce non l’aveva mai realmente presa in considerazione. Fu il marito, Leonardo Rasponi – arrangiatore interno di Cantoscena – a insistere: «Ho sempre pensato che Chiara avesse una bellissima voce. Anche solo quando parlava, il suo timbro sensuale riempiva la stanza. Poi, un giorno, la sentii cantare sotto la doccia mentre ero in salotto assorto nella lettura di un libro. In quell’istante decisi che avrei fatto di tutto per convincerla a registrare». Dapprima riluttante, la Parinelli accettò quando, oltre al marito, anche vari esponenti del movimento la incoraggiarono a intraprendere questa esperienza, che rimase tuttavia la sua unica incisione. Poiché in quel periodo ricopriva la presidenza di Cantoscena, stabilì che nessun fondo dell’etichetta sarebbe stato destinato alla promozione del brano, per evitare conflitti d’interesse. Fu proprio l’assenza di un lancio pubblicitario adeguato a limitarne le potenzialità commerciali, infatti il singolo ebbe un riscontro piuttosto modesto, pur trovando un’accoglienza calorosa in alcuni circoli del femminismo militante del Nord-Est. ***** ❤️ SOSTIENICI ❤️ 👉 https://tiptopjar.com/cantoscena 🎧 SPOTIFY 🎧 👉 http://bit.ly/3TwA8Ny 💿 SCARICA le TRACCE di Cantoscena 💿 👉 https://cantoscena.bandcamp.com/ / cantoscena / 61578236228975 / cantoscena77 ***** In Italia, nel mezzo secolo compreso tra la fine degli anni '30 e la fine degli anni '80, si sviluppò una scena musicale d'avanguardia di cui oggi quasi nessuno sospetta o ne ricorda l'esistenza. Questo movimento artistico, costretto sin dagli inizi a muoversi al di fuori dei circuiti riconosciuti, non si dotò mai di un nome ufficiale, ma all'interno della sua ristretta cerchia era conosciuto semplicemente come Cantoscena. Vi presero parte menti visionarie, musicisti audaci, e soprattutto performer dal grande coraggio – perlopiù donne – che seppero trasformare il proprio talento artistico in voce libera, capace di cantare e raccontare l’amore come mai si era osato fare prima di allora, sfidando apertamente sia il sistema che il comune senso del pudore dell'epoca. Nel corso degli anni, infatti, il potere – allarmato dalla carica eversiva che l'erotismo esplicito di questi brani portava con sé – fece di tutto per ostacolare gli artisti coinvolti, per sopprimere la diffusione dei loro testi e impedire che quelle canzoni raggiungessero il grande pubblico. Così, l’intero repertorio rimase sepolto nell’oblio (con tanto di ‘damnatio memoriae’) anche nei decenni successivi allo scioglimento definitivo del collettivo. Neppure l'avvento di Internet riuscì a far riemergere le rarissime copie circolanti, acquistate una ad una e subito destinate al macero. Di "Cantoscena" restava solo qualche vaga menzione negli angoli più remoti del web, trattata come un frammento di leggenda della musica italiana. Tuttavia, una scoperta insperata cambiò tutto... A Marzo del 2025, nelle soffitte di una villa sui colli senesi – a seguito dell'improvvisa morte del suo eminente e miisterioso proprietario – sono stati ritrovati alcuni bauli contenenti la discografia completa e le carte segrete di Cantoscena: vinili, nastri, video e foto d'epoca, diari personali, documenti ufficiali e appunti rimasti nascosti per decenni, al riparo da occhi e orecchie indiscrete. L'eccezionalita del rinvenimento, il mutato contesto storico e culturale del paese, la rinnovata attenzione verso le figure femminili nell'arte, la crescente curiosità verso le zone d'ombra della storia, e — non da ultimo — la caratura artistica delle opere in questione, hanno fatto in modo che ci si attivasse a vari livelli per restituire alla collettività un tesoro culturale che, per troppo tempo, le era stato negato. Ora, dopo un lungo e delicato lavoro di restauro sonoro – reso necessario dal degrado dei supporti provocato, negli anni, dalla muffa e dall’umidità – queste gemme musicali stanno finalmente tornando alla luce, una dopo l’altra. #Cantoscena #anni70 Disclaimer: Tutti i personaggi, nomi, biografie e immagini presentati in questo progetto sono frutto di finzione narrativa e creatività artistica. Ogni somiglianza con persone esistenti o esistite è puramente casuale.