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LM11: Dall'Interpretazione alla Spiegazione – L'Antropologia Consiliente (Whitehouse e Boyer) La lezione LM11 funge da ulteriore connessione tra l'antropologia economica e quella evolutiva, proponendo un cambio di paradigma: passare dall'interpretazione dei significati (tradizione Geertziana) alla spiegazione delle cause e dei meccanismi cognitivi. Si critica l'esclusivismo interpretativo e si introduce il concetto di consilienza per un'antropologia scientifica e cumulativa. I. Critica all'Interpretativismo Esclusivista 1. L'Approccio classico: L'antropologia, nata come scienza umanistica, ha privilegiato l'interpretazione (metafora della thick description) per ricostruire l'intenzionalità del soggetto, distinguendo un occhiolino da un tic nervoso. 2. Il rischio del riduzionismo ermeneutico: L'approccio interpretativo, nato come reazione al riduzionismo materialista/funzionalista, ha generato un nuovo riduzionismo. L'antropologo rischia di diventare l'unico detentore del senso, trasformando la disciplina in un genere narrativo anziché in una scienza. 3. La deriva postmoderna (costruttivismo radicale): L'eccesso interpretativo porta al costruttivismo radicale (esempi: Spivak, Butler), dove la cultura è vista esclusivamente come una rete semiotica/linguistica, sganciata dalle determinazioni materiali e fisiologiche. Questo ignora l'elaborazione dei dispositivi cognitivi nel rapporto con il mondo. II. La proposta di Whitehouse: Contro l'esclusivismo interpretativo Harvey Whitehouse (Against Interpretative Exclusivism) lamenta che l'Antropologia ha perso la fiducia nella spiegazione, diventando epistemologicamente sterile. 4. Ricucire lo strappo: L'intento è unire l'approccio ermeneutico (senso) con quello sperimentale (causa). 5. Antropologia consiliente: Whitehouse mira a fondare un'antropologia consiliente (termine di E.O. Wilson, 1998): l'unificazione epistemica delle scienze attraverso l'identificazione di principi comuni e spiegazioni compatibili. ◦ Dualità tossica: La consilienza combatte la dualità epistemologica tossica tra cultura/biologia e mente/corpo (semiofobia vs. biofobia, quest'ultima eredità del tabù post-nazismo). 6. Spiegazione a due livelli: ◦ Primo livello (emic/interpretativo): Ricostruire i concetti culturali (il senso che gli attori attribuiscono alle loro azioni). ◦ Secondo livello (scientifico/etic): Capire i meccanismi cognitivi che rendono quei sistemi simbolici efficaci e ricorrenti. Esempio: un rito doloroso non è solo un segno di appartenenza, ma un dispositivo mnemonico ed emotivo che rafforza la fusione identitaria attraverso la memoria corporea. 7. Sovraimitazione: l'imitazione (anche di azioni inutili), o sovraimitazione, è una qualità specificamente umana. Poiché gli umani non hanno forti disposizioni istintuali, pretendono di imparare (effetto cricchetto di Tomasello), e la sovraimitazione è il dispositivo per trasmettere il sapere culturale e stabilire l'appartenenza fiduciaria al gruppo. III. La proposta di Boyer: la scrupolosa irrilevanza Pascal Boyer (Dalla scrupolosa irrilevanza alla conoscenza consiliente) critica il tono compiaciuto dell'antropologia, diventata scrupolosamente irrilevante nel discorso pubblico. 8. Tre modalità d'indagine: Boyer distingue tre logiche accademiche: ◦ Scientifica: cumulativa, standardizzata, fallibile (privilegia l'articolo breve). ◦ Erudita: accumula e descrive in profondità (corpus e apprendistato). ◦ Connessioni sorprendenti: non cumulativa, autoreferenziale, prevale il libro che rifonda il campo (critica letteraria, filosofia). Molta antropologia si è spostata su questa modalità. 9. Conseguenza: Questa deriva spiega la scarsa incidenza dell'antropologia nel dibattito pubblico su temi come immigrazione o conflitto. I risultati non sono negoziabili in spazi che richiedono evidenze e modelli. IV. Implicazioni politiche La lezione conclude che l'antropologia deve recuperare una forza esplicativa per affrontare problemi complessi (es. la radicalizzazione). Ignorando i meccanismi cognitivi (come la fusione identitaria generata dal dolore condiviso), l'antropologia perde l'opportunità di fornire soluzioni concrete, trasformandosi in una critica morale irrilevante. L'obiettivo è un'Antropologia terapeutica e consiliente che non solo interpreti, ma spieghi come funziona la cultura.