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Prosegue l'analisi de L'animale rituale. I. tipologie e generalizzazioni dei rituali E' possibile identificare principi universali nel comportamento, sfidando l'approccio antropologico (come quello di Geertz) che privilegia la conoscenza locale (Local Knowledge) e fatica a produrre generalizzazioni. 1. Classificazione per Intensità Emotiva e Frequenza: Un modo per catalogare i rituali si basa sul tipo di attivazione emotiva (o arousal) che suscitano (euforica o disforica, forte o debole) e sulla loro frequenza (alta o bassa). 2. Classificazione per universali: Whitehouse propone una mappatura basata su sette forme universali di cooperazione che tutte le società considerano morali. I rituali contribuiscono a promuovere queste forme, tra cui: ◦ Aiuta il tuo gruppo (promosso tramite la sincronia sociale, come danza e musica, per rafforzare la fedeltà al gruppo). ◦ Sostieni la tua famiglia (rituali legati al ciclo della vita: nascite, matrimoni, funerali). ◦ Ricambia i favori (rituali legati al sacrificio animale o al perdono dei peccati, spesso inseriti in circuiti economici, come lo scambio Kula). ◦ Sii coraggioso (celebrazioni di eroi e guerrieri). ◦ Rispetta i superiori (rituali che rafforzano la gerarchia, come la divinizzazione dell'imperatore romano, o il Carnevale, che con la sua inversione rituale, in realtà conferma la regola). ◦ Dividi equamente le risorse (rituali che disincentivano l'eccesso di consumo). ◦ Rispetta la proprietà altrui (rituali disforici che utilizzano il dolore per consolidare la memoria dei confini territoriali). II. La scuola simbolista e la necessità di verifica scientifica Whitehouse si confronta con l'ipotesi della scuola simbolista (Durkheim e successori, come Hertz, allievo di Durkheim). • Homo Duplex e trascendenza sociale: Questa scuola vede l'essere umano come duplex (finito nella sua corporeità ma parte di un sistema eterno). L'opposizione tra sacro (ciò che permane) e profano (ciò che è transitorio, contingente) riflette la trascendenza della società rispetto all'individuo. I rituali funerari, ad esempio, servono a riaffermare questa trascendenza della società. • La Critica di Whitehouse: Nonostante il fascino che suscitato, Whitehouse critica queste ipotesi: non sono formulate in modo scientifico e mancano di verificabilità empirica. Egli sottolinea che "Le idee sono a buon mercato, mentre le prove capaci di sostenerle o confutarle sono di norma assai più costose da ottenere". III. i rituali estremi e la coesione tramite la disforia Whitehouse insiste sull'adozione di un'antropologia sperimentale per produrre ipotesi testabili e falsificabili. Un esempio è l'analisi dei rituali estremi o immaginistici (che producono una percezione molto intensa legata alla memoria traumatica). • L'Esperimento prosociale: L'antropologo Dimitris Xigalatas ha condotto esperimenti misurando la disponibilità a comportamenti prosociali (rinuncia a parte di un compenso a favore del gruppo, offerta al tempio) in partecipanti che avevano assistito o partecipato a rituali disforici (immaginistici) contro quelli che avevano partecipato a rituali dottrinali. Le persone che avevano anche solo osservato i rituali disforici tendevano a fare donazioni significativamente più alte rispetto ai partecipanti dei rituali dottrinali. Inoltre, l'intensità percepita del dolore nel rito era direttamente correlata alla disponibilità prosociale. Questo dimostra che il costo (sofferenza/sacrificio) espone un messaggio di verità (costly signaling): se l'azione è terribile, vuol dire che ciò che la supporta è vero. I rituali immaginistici creano un senso di fusione identitaria (il social glue), dove l'individuo si fonde con il gruppo, rendendolo disposto al sacrificio per il vantaggio collettivo. IV. la tensione tra rituali immaginistici e dottrinali Questa fusione identitaria, sebbene evolutivamente vantaggiosa per la sopravvivenza in piccoli gruppi, è pericolosa e non scalabile in società complesse. Per integrare grandi masse (città, società agrarie), la società deve contenere i gruppi fusivi, limitando i rituali intensi a specialisti (come i militari). • Il cargo cult Kivung in Nuova Guinea (studiato da Whitehouse) ha avuto successo e stabilità (a differenza di altri cults effimeri) proprio perché ha unito la dimensione immaginistica (rituali intensi) a un corpus dottrinale standardizzato mutuato dall'evangelizzazione cristiana. • I rituali dottrinali (ripetitivi, routinizzati) consentono di creare un senso di identità su gruppi molto ampi (le "comunità immaginate"), utilizzando punti di ancoraggio cognitivi per stabilizzare la dottrina (es. dualismo mente/corpo, giustizia immanente). L'identità prodotta dai rituali dottrinali è più tenue e si ottiene a discapito della soggettività (si rinuncia a una parte di sé), mentre i rituali immaginistici tendono a intensificare la percezione del proprio vero io nel piccolo gruppo.