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LM12: Antropologia e politica – La scienza dei rituali e la coesione sociale (Whitehouse) La dodicesima lezione completa l'introduzione ad Harvey Whitehouse (autore de L'animale rituale), proponendo un'antropologia evolutiva e consiliente, capace di spiegare la cultura in termini di meccanismi cognitivi, fisiologici e sociali, in netta contrapposizione all'antropologia che si limita alla critica politica e alla decostruzione. I. La politica e la nazione: Il contesto culturale 1. L'identità come costrutto locale: si analizza la genesi dell'identità nazionale nei Balcani (Macedonia geografica,) per dimostrare che, prima dell'inculturazione statale, l'identità è inevitabilmente locale e flessibile. 2. La lingua come potere: La differenza tra lingua e dialetto non è scientifica, ma politica. L'omogeneizzazione linguistica (italiano, tedesco) è stata una necessità del sistema economico moderno, che richiede cittadini flessibili e comunicanti per facilitare lo spostamento (competizione e innovazione). 3. Diaforentità vs. identità: Nelle regioni come i Balcani l'identità era storicamente fluida (diaforentità): un pastore poteva arricchirsi, ellenizzarsi e cambiare il proprio nome in un contesto in cui il confine fondamentale era religioso (cristiano vs. musulmano), non nazionale. II. Whitehouse: Antropologia consiliente e spiegazione dei rituali La lezione si concentra sul ruolo del rito non come "residuo arcaico" o "strumento di oppressione" (critica a Foucault e Talal Assad), ma come meccanismo essenziale di coordinamento della cooperazione. 4. Critica all'esclusivismo interpretativo: L'antropologia è diventata "scrupolosamente irrilevante" perché ha perso l'ambizione esplicativa, trasformandosi in filosofia politica applicata e in una critica infinita ai discorsi egemonici (ossessione per l'oppressione e la soggettivazione). 5. I quattro perché di Tinbergen: Whitehouse propone di spiegare i rituali rispondendo a quattro domande scientifiche: sviluppo, meccanismi prossimali, funzioni adattive e storia evolutiva. 6. Sovraimitazione e cultura cumulativa: La capacità umana di imitare anche le parti inutili di un'azione (sovraimitazione) è un adattamento che rende possibile la cultura cumulativa. L'essere umano è un "animale drogato di cultura" perché l'apprendimento è diventato selettivo, avvantaggiando chi impara meglio e non chi ha solo i muscoli più forti. 7. Lateralizzazione e cultura: La lateralizzazione emisferica (necessaria per costruire strumenti) ha favorito l'apprendimento di sequenze lineari (poi linguaggio), portando la variazione culturale a produrre conseguenze biologiche (es. forma dell'intestino dovuta alla cottura). La cultura non è una sovrastruttura, ma è ciò che ci ha reso pienamente umani. III. Modalità rituali e coesione sociale Whitehouse distingue due modalità di ritualità che spiegano l'evoluzione delle società umane: 8. Modo immaginistico: Rituali rari, ad alta intensità emotiva, che producono fusione identitaria (sacrificio di sé percepito come non-perdita) in piccoli gruppi. Essi generano memorie corporee intense (flashbulb memories). 9. Modo dottrinale: Rituali frequenti, routinari, a bassa intensità emotiva. Essi inducono un senso di appartenenza più diffuso e anonimo, essenziale per la cooperazione in grandi gruppi (comunità immaginate come la Nazione). IV. Rito e politica (integrazione vs. critica) La lezione conclude che la scienza dei rituali è politica in senso integrativo. 10. L'Antropologia come strumento terapeutico: L'antropologia vonsiliente vuole migliorare la cooperazione umana e studiare come si produce coesione, non limitarsi a smascherare il potere. 11. Esempio Kivung: Il tabù del betel in Papua Nuova Guinea dimostra che un singolo precetto rituale apparentemente bizzarro produce una catena di effetti che ristrutturano l'intero paesaggio sociostorico (da modifiche corporee alla riduzione dell'endogamia e alla coesione politica)