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24 agosto 1942. Fronte russo, fiume Don. La Divisione Sforzesca è stata sbaragliata e 2.500 fucilieri siberiani dell'812° Reggimento occupano la Quota 213.5 con mitragliatrici Maxim e mortai. Tutti sanno che la cavalleria è obsoleta. I britannici l'hanno abbandonata, i tedeschi l'hanno smantellata, gli americani la usano solo per parate. Caricare a cavallo contro mitragliatrici nel 1942 è considerato suicidio. Ma il Colonnello Alessandro Bettoni Cazzago non ha alternative. I suoi 700 cavalieri del Savoia Cavalleria — l'unico reggimento italiano con la cravatta rossa, erede di 300 anni di cariche — estraggono le sciabole modello 1871 e si lanciano al galoppo tra i girasoli. Guidati dal Capitano Silvano Abbà, medaglia di bronzo olimpica nel pentathlon a Berlino 1936, i cavalieri travolgono le posizioni sovietiche in meno di un'ora. Il risultato è impossibile: 150 sovietici morti, 300 feriti, 600 prigionieri. Gli italiani perdono solo 32 uomini. Un rapporto di 5:1 contro postazioni fortificate con mitragliatrici. Ufficiali tedeschi che osservano la carica ammettono: "Colonnello, queste cose noi non siamo più capaci di farle." Abbà muore da eroe, la sua macchina fotografica con le ultime immagini viene restituita alla madre. Il cavallo Albino perde la vista in battaglia ma sopravvive fino al 1960, diventando simbolo del reggimento. Oggi il suo corpo imbalsamato è esposto nella caserma di Grosseto, dove il Savoia Cavalleria commemora ogni anno l'ultima grande carica di cavalleria della storia moderna. --- *FONTI:* La ricostruzione della carica di Isbuscenskij si basa su molteplici fonti storiche e documentarie verificate. Per la cronologia dettagliata della battaglia e i dati numerici relativi alle forze in campo, alle perdite e ai prigionieri, sono stati consultati gli archivi del Reggimento Savoia Cavalleria (3°) conservati presso il Museo Storico della Cavalleria di Pinerolo e la documentazione ufficiale dell'Esercito Italiano. I rapporti operativi del CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) forniscono il contesto strategico dell'operazione e la situazione della Divisione Sforzesca prima dell'intervento del Savoia. Le opere storiografiche principali includono il volume di Lucio Lami "Isbuscenskij, l'ultima carica" pubblicato da Mursia Editore nel 1970, considerato il testo di riferimento più completo sull'episodio, basato su interviste dirette ai sopravvissuti e documenti d'archivio. Giorgio Vitali ha contribuito con "Trotto, galoppo... caricat!" pubblicato sempre da Mursia nel 1985, che approfondisce gli aspetti tecnici e tattici della carica. Per la biografia del Capitano Silvano Abbà, sono stati consultati gli archivi del Comitato Olimpico Nazionale Italiano e il database Olympedia, che documentano la sua medaglia di bronzo nel pentathlon moderno alle Olimpiadi di Berlino 1936. La storia della sua macchina fotografica e della restituzione alla famiglia è attestata nelle memorie del Sottotenente Carlo Compagnoni. Le informazioni sul Maggiore Alberto Litta Modignani provengono dalle motivazioni ufficiali della Medaglia d'Oro al Valor Militare conferita alla memoria, conservate presso l'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. La storia del cavallo Albino è documentata in numerosi articoli dell'epoca pubblicati su Cavallo Magazine, La Stampa e Il Corriere della Sera negli anni Cinquanta, quando l'animale divenne una celebrità nazionale. I dettagli sul suo ritrovamento nel 1949 e sulla successiva vita come mascotte del reggimento provengono dalle cronache reggimentali. La citazione degli ufficiali tedeschi che ammisero l'impossibilità di replicare la carica è riportata in multiple fonti, inclusi i diari di guerra del Maggiore Hans-Georg von Seebach e i rapporti di collegamento tra Wehrmacht e Regio Esercito nel settore del Don. Il film "Carica Eroica" diretto da Francesco De Robertis nel 1952, con la partecipazione di veterani del reggimento, costituisce una fonte visiva importante, sebbene romanzata. Le motivazioni delle decorazioni, incluse le 54 Medaglie d'Argento e le 49 Croci di Guerra, sono conservate negli archivi del Quirinale. Ulteriori riferimenti provengono da War History Online, Military History Encyclopedia, Comando Supremo Italian Armed Forces in WWII, e dalla voce Wikipedia dedicata alla Charge of the Savoia Cavalleria at Izbushensky, verificata con fonti primarie italiane e russe.