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Ma l'ingegnere Giulio Ceretti aveva una soluzione che gli austriaci non avevano mai immaginato: teleferiche militari capaci di trasportare 250 tonnellate al giorno per singola installazione, operanti 20 ore al giorno in qualsiasi condizione atmosferica. In tre anni, l'Italia costruì 2.170 installazioni coprendo 2.300 chilometri di cavi sospesi attraverso le montagne più impervie d'Europa. Il sistema trasportava 3.800 tonnellate all'ora mentre i muli austriaci morivano nei passi alpini. Gli austriaci furono costretti a copiare il sistema italiano, costruendo 1.735 chilometri di teleferiche proprie. I loro rapporti militari ammisero formalmente: "La capacità teleferica italiana supera le nostre proiezioni. La loro consistenza di rifornimento in terreno impossibile è superiore ai nostri metodi." Ma anche copiando ogni dettaglio, non riuscirono mai a eguagliare l'efficienza italiana. Dopo la guerra, il mondo dimenticò. Compagnie svizzere e austriache vendettero la tecnologia italiana come propria innovazione. I manuali del dopoguerra attribuirono le teleferiche alpine agli svizzeri. Giulio Ceretti morì nel 1934 senza vedere il suo genio militare riconosciuto. Solo decenni dopo, i manuali NATO e gli studi accademici documentarono finalmente la verità: l'Italia aveva inventato la logistica alpina moderna mentre i nemici dichiaravano che era impossibile.