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La Maiolica arcaica di Pisa, prodotta tra il XIII e la metà circa del XVI secolo, è un tipo di ceramica coperta sulla superficie principale da smalto stannifero e variamente decorata con motivi in bruno e in verde. Secondo le ricerche più accreditate, l’avvio delle produzioni smaltate pisane nel XIII secolo fu reso possibile dalla trasmissione di un ingente bagaglio di conoscenze sino a quel momento sconosciute a Pisa. Si pensi che prima dell’avvento della maiolica arcaica l’unica produzione locale di vasellame era quella di recipienti in terracotta privi di copertura vetrosa e di decori colorati (detti perciò anche “acromi”). Questo nuovo tipo di ceramica rivestita comparve agli inizi del Duecento già nelle sue forme definitive e con tecnica di realizzazione dei rivestimenti perfetta. Viene dunque scartata l’ipotesi che si tratti del frutto di un’esperienza maturata direttamente in città per mezzo di sperimentazioni successive. Nel panorama delle ceramiche importate da vari paesi del Mediterraneo, quelle alle quali si avvicinano di più le maioliche arcaiche di produzione pisana sono le ceramiche islamiche fabbricate in area spagnola peninsulare (Penisola iberica) ed insulare (Isole Baleari), con decorazioni in verde e porpora, o in verde e manganese. La tecnica di produzione, che prevede due coperture vetrificate diverse sulle superfici del corpo ceramico (rispettivamente smaltata in bianco sulla superficie principale e vetrina piombifera incolore o giallastra sulla superficie secondaria), venne usata in alcuni centri della Spagna sotto il dominio islamico (al-Andalus) tra i quali Palma di Maiorca. Anche dal punto di vista delle forme, le maioliche arcaiche pisane sono simili ai manufatti ceramici prodotti a Dénia fra la metà del XII ed il primo quarto del XIII secolo. Per quanto riguarda Maiorca e le importazioni delle sue ceramiche, bisogna ricordare le intense e complesse relazioni tra quest’isola e la Repubblica di Pisa a partire dai fatti accaduti tra 1113-1116. In questi anni infatti, si svolse una crociata volta ad annullare la pirateria musulmana nel mediterraneo. Questa, ricordata come “la spedizione delle isole Baleari”, era guidata dalla Repubblica di Pisa (alleata con i Catalani), alla quale nel 1085 era stata concessa la sovranità delle Baleari da Papa Gregorio VII. Per quanto concerne la Spagna andalusa sappiamo che nel 1149 Pisa possedeva a Denia e a Valencia un fondaco, cioè una “casa commerciale” (o un complesso di edifici), adibita a magazzino che funzionava da “base operativa” per la gestione dei commerci in loco da parte degli operatori economici pisani. Del resto, la frequentazione di Porto Pisano da parte di navi provenienti da queste aree potrebbe essere suggerita pure da un documento, messo in luce da Constable, del 1160 circa riguardante i pedaggi del porto. Agli inizi del XV secolo, nel 1406, la città di Pisa fu conquistata dai Fiorentini. Poco dopo gli scontri, quando l’economia cittadina e i mercati si stabilizzarono, gli occupanti introdussero nei commerci pisani ceramiche e vasellame prodotti nel contado fiorentino, in particolar modo proveniente da Montelupo Fiorentino. I nuovi prodotti, denominati nella nostra epoca “Maioliche arcaiche blu”, “Zaffere a rilievo”, “Italo-moresche” o, più generalmente maioliche policrome, facevano largo uso di colori più vivaci, sgargianti, quali il blu o l’azzurro e il giallo, che donavano a queste ceramiche una maggiore bellezza rispetto alle maioliche arcaiche pisane. I ceramisti locali dunque, per far fronte a questa nuova concorrenza, tentarono di apportare modifiche al repertorio decorativo dei loro prodotti, introducendo nella tavolozza la nuova tonalità del giallo/arancio, che si accosta ai sempre caratteristici verde e bruno. L’innovazione riguardò solo la cromia delle maioliche, in quanto la morfologia delle forme e le “ricette” dei rivestimenti vetrosi rimasero invariate.